La notizia era purtroppo nell’aria e ieri è arrivata la conferma tramite il post social della madre: il pilota ci ha lasciati
Nei giorni scorsi si era diffusa la notizia fosse in fin di vita, mentre ieri è arrivata la tragica comunicazione: Anthony Gobert è morto. La sua storia parte dal suo soprannome: “The Go Show“. Una miscela esplosiva tra talento eccezionale e una vita segnata da difficoltà personali importanti. Una carriera a dir poco travagliata. Nato in Australia nel 1975, Gobert ha debuttato nel mondiale Superbike nel 1994, impressionando subito tutti. Tuttavia, la lotta continua alla dipendenza da alcol e droghe hanno segnato la sua vita, oltre che la sua carriera. Così sono nate altalene di momenti gloriosi e tragedie.
Il soprannome “The Go Show” se l’è però guadagnato grazie alle sue prestazioni stupefacenti in pista. Nel 1994 ha dovuto sostituire Scott Russell sulla Kawasaki e tutti sono rimasti subito a bocca aperta: ha ottenuto un terzo posto e una vittoria a Phillip Island. La sua stagione in SBK nel 1995 con il Team Kawasaki Muzzy è stata la migliore, classificandosi quarto con ben due vittorie.
Il talento però da solo non basta e purtroppo le dipendenze di Gobert hanno iniziato a emergere nel 1997, quando è stato squalificato per uso di doping durante la sua (breve) esperienza in GP500 con la Suzuki. Purtroppo è stato solo l’inizio di una serie di problemi e squalifiche legate all’uso di droghe. Una situazione che, ovviamente, ha compromesso la sua carriera. Tuttavia, Gobert non si è arreso e ha continuato a stupire, vincendo poi gare in condizioni difficili e su moto non competitive, dimostrando che il suo talento non era davvero in discussione. Nel 2006 ha fatto un breve ritorno nel paddock del mondiale delle derivate, partecipando a due gare in Supersport con il Team GMT94.
Addio a Gobert dopo una vita al limite
Purtroppo la sua vita è finita troppo presto, ma è la conseguenza di aver sempre “accelerato troppo“. Nel 2006, sotto processo per aver guidato con la patente scaduta, ha anche ammesso di essere dipendente dall’eroina. Negli anni successivi è stato pure coinvolto in episodi criminali, come furti e aggressioni. Poi si sono perse le tracce di lui, ma nel 2021, grazie a un appello dei suoi fratelli, l’hanno ritrovato dopo sei anni di assenza. Il suo stato di salute però era già precario. Nonostante il sostegno finanziario ottenuto tramite il lancio di una raccolta fondi, il suo fisico aveva ormai subito danni irreparabili.
Era tornato sulle pagine di cronaca alla fine dello scorso anno, quando la madre ha annunciato su Facebook la sua morte imminente. L’australiano è stato sottoposto a cure palliative, ma ormai purtroppo si attendeva solo il momento della dipartita. La madre ha dato l’annuncio, ovviamente col cuore a pezzi, ringraziando coloro che sono stati al loro fianco.
Si conclude così quindi una vita fatta di trionfi e di tragedie, una montagna russa continua. Non è certo il primo sportivo di talento che segna il proprio cammino cadendo nelle dipendenze. Per fortuna, però, sempre più spesso ormai queste cose sono rare. Gobert lascia anche un insegnamento.