Stellantis ancora al centro delle critiche: la decisione sull’Europa sembra ufficiale. Cambia tutto e non mancano le polemiche.
Le strategie di Stellantis negli ultimi mesi hanno fatto particolarmente discutere nel nostro paese e non solo. Il gruppo, di cui fanno parte marchi simbolo del made in Italy come FIAT, Alfa Romeo, Lancia e Maserati, è stato ampiamente criticato. La scelta della holding di delocalizzare sempre di più la produzione dei propri marchi e le attività delle aziende non è stata apprezzata dal governo italiano. La polemica tra le istituzioni e i vertici del gruppo si è piuttosto inasprita nelle ultime settimane (basta ricordare il caso dell’Alfa Romeo Milano, costretta a cambiare nome proprio per l’intervento del governo).
Dal canto suo Stellantis respinge le accuse di volere delocalizzare le aziende e privarle della propria identità, rilanciando puntando il dito contro gli alti costi di produzione che le aziende devono sostenere in Europa.
Stellantis deve affrontare la dura concorrenza proveniente dalla Cina. Dal paese del Dragone, grazie agli aiuti statali e al basso costo di realizzazione delle automobili, possono permettersi di esportare modelli ad un prezzo irrisorio. Competere con questa aggressiva politica di prezzo sta diventando sempre più difficile, anche per colossi come Stellantis. Per farlo il gruppo sta ottimizzando al meglio le proprie risorse, cercando di ridurre al minimo i costi e snellire quanto più possibile le operazioni per potere abbassare il costo di produzione e proporre modelli ad un prezzo sempre più basso. In questo senso è arrivata una notizia che è destinata a fare discutere.
Stellantis sempre più “internazionale”
Che Stellantis stia scegliendo sempre più spesso l’estero per la produzione dei propri modelli non è una novità. Ormai da mesi, come detto, le polemiche in tal senso si sprecano. Per l’Europa però sta per arrivare un nuovo smacco. Come riportato anche dal Sole24Ore, Stellantis è sempre più propensa ad assumere ingegneri provenienti da Brasile, India e Marocco rispetto a quelli provenienti dall’Europa. Il motivo? Abbassare i costi. In quei paesi infatti la manodopera costerebbe dalle tre alle cinque volte in meno, riducendo l’investimento del gruppo necessario alla realizzazione del modello e conseguentemente abbassando il prezzo al listino.
L’azienda ha più volte ribadito la necessità di risparmiare quanto più possibile per potere competere sul mercato internazionale, chiedendo l’aiuto dei governi e facendo presente la difficile situazione. Far convivere le due esigenze sta diventando però sempre più difficile e a fare le spese sono purtroppo i lavoratori europei che guardano con sempre maggiore preoccupazione alla situazione del gruppo.