Arriva la notizia che potrebbe fare infuriare il Governo e tanti economisti italiani: il Gruppo Stellantis apre le porte alla Cina, sarà una vera “invasione” di modelli economici.
Quando sei un grande gruppo industriale in un settore complesso come quello dell’automotive è naturale cercare di massimizzare i guadagni in tutti i modi possibili: lo sa bene il Gruppo Stellantis, holding azionaria che tra i tanti brand nel suo listino include anche Fiat e tutte le case ad essa correlate e che in questi giorni, sta vivendo attimi di tensione con il Governo Meloni.
La diatriba partita da diversi punti di mancata intesa tra le due autorità viaggia su temi come il rischio di licenziamento di alcuni operai in esubero in stabilimento storici come ad esempio Pomigliano d’Arco – al momento non c’è nulla di ufficiale e lo sottolineiamo – la presunta inefficacia degli incentivi nel convincere i clienti a comprare auto elettriche Fiat e in ultimo, la paura che gli impianti in Italia subiscano una delocalizzazione progressiva dove la manodopera costa meno.
Ma adesso in queste ore, si parla di un’altra paura per il Governo Meloni e gli economisti italiani che è letteralmente il contrario della questione discussa finora: e se la manodopera a basso costo arrivasse da noi invece di essere cercata all’estero dal gruppo industriale? Infatti, in queste ore sembra che Stellantis abbia letteralmente aperto le porte dei suoi stabilimenti alla Cina.
La Cina fa molta paura agli economisti europei, non per questioni di razzismo ma per ragioni molto pratiche: il gigante asiatico è in ascesa e sarà presto la prima potenza economica mondiale, il che significa che una sua crescita nel settore dell’automotive potrebbe schiacciare tanti marchi europei incapaci di competere con le risorse dei brand cinesi ormai inarrestabili.
Rischi o meno, fare affari con le aziende cinesi è molto conveniente. Anche Stellantis lo sa e – secondo Motor1.com – potrebbe avere pianificato un’intesa con il brand Leapmotor per aumentare la sua produttività in Italia. Il progetto di Stellantis sarebbe orientato sull’insediamento di modelli del brand cinese nella fabbrica di Mirafiori entro il 2026, una soluzione che conviene ad entrambi.
Da un lato, Stellantis riuscirebbe a produrre secondo le stime ben 150mila unità in più all’anno, dall’altro il costruttore cinese eviterebbe dazi e penalizzazioni per le aziende cinesi che operano in Europa. Un accordo a cui il Governo non pare molto favorevole: è notizia di queste ore infatti che, secondo alcuni economisti che forse ci hanno visto lungo, i ministri italiani starebbero pensando a Toyota come secondo marchio costruttore da insediare nel nostro paese.
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