Uno dei campioni più rimpianti del mondo della Formula Uno è il tedesco Michael Schumacher. Alcuni colleghi ricordano una cosa fondamentale.
Nel mondo delle corse e in particolare nella Formula Uno, ci sarà per sempre un pre-Schumacher ed un post-Schumacher, poco ma sicuro: il campione tedesco che purtroppo, da quel maledetto incidente a Méribel non compare più in pubblico con i fans che ignorano cosa esattamente stia passando ora, è stato semplicemente fondamentale, per la crescita di questo sport.
Con la bellezza di 7 titoli vinti di cui ben 5 con la scuderia italiana Ferrari – gli ultimi a portarla all’alloro mondiale sono stati proprio lui e Kimi Raikkonen prima del lungo digiuno che stiamo vivendo – Schumi ha corso per anni nella massima serie con Jordan, Benetton e infine la scuderia di Enzo Ferrari. Il campione ha regalato momenti magici a suoi fans, ma com’era essere un suo rivale in pista?
Sicuramente, non un’esperienza facile! Un altro pilota iconico e molto abile del periodo di Schumi ricorda così il campione, rivelando un retroscena che ben rende la dimensione del dominio che il tedesco metteva su in pista. Sentiamo le sue parole a proposito del campione per capire quanto fosse difficile stargli dietro anche per dei professionisti.
Schumacher-Montoya, la confessione sul campione
A parlare è un campione come Juan Pablo Montoya, oggi 48enne: il pilota colombiano famoso per la sua aggressività e grande abilità e velocità in pista ha corso dal 2001 al 2006 in Williams e McLaren, le rivali di Ferrari per antonomasia riuscendo anche ad imporsi in sette gran premi, anche se alla fine è stato Michael Schumacher a batterlo molte volte.
Nonostante la rivalità in pista, anche Montoya deve riconoscere le doti del tedesco come ha fatto in una recente intervista su Beyond The Grid in cui lo ha ricordato così: “Tutti avevano così tanto rispetto per Michael”. Rispetto a quanto pare nato da una paura reverenziale per il campione: “Quando gli altri lo vedevano negli specchietti, si toglievano di mezzo, li aveva battuti prima ancora di mettersi il casco”.
Una mentalità vincente insomma che portava Schumacher a trionfare psicologicamente prima che sulla pista. Fuori dalla pista però, tra i due non sembra esserci mai stato un grande rapporto: “L’unica volta che ho parlato con Michael, io correvo per la BMW e lui era ancora una Ferrari. Norbert Haug ci invitò a una festa al Nurburgring dopo la gara. E io ho detto di sì, perché l’avevamo ospitata per la notte”. Come è finita la serata? Lo svela Montoya stesso: “Ci siamo ubriacati tutti e tre ed è finita lì“. Un epilogo inatteso e divertente.