L’industria dell’Automotive sembrava inerme davanti all’offensiva cinese. Ora è arrivata una misura che rischia di ristravolgere il mercato europeo.
Oggi tutto cambia alla velocità della luce. Nel giro di pochissimo tempo abbiamo assistito ad un isterismo di massa sull’elettrico, con un hype che ha portato Tesla a divenire una super potenza mondiale, grossi major europei investire, massicciamente, sulla tecnologia delle batterie agli ioni di litio e tantissimi nuovi brand in Cina sbucare come funghi.
L’ansia per la dead line del 2035 ha, letteralmente, fatto cambiare i piani anche a colossi come Volkswagen. Per rispondere alle new-entry asiatiche tantissimi nuovi modelli alla spina sono arrivati sul mercato, ma non hanno trovato una risposta commerciale. L’automobilista medio non è ancora pronto a lasciare la cara vecchia e rumorosa auto termica per lanciarsi nel futuro. I motivi sono svariati e vanno da una rete di colonnine di ricarica ancora non all’altezza del fabbisogno generale, una rapidissima svalutazione delle EV sul mercato dell’usato e un costo di base proibitivo.
Proprio a causa del rialzo dei prezzi delle auto nuove full electric il mercato cinese ha iniziato a prendere piede a livello globale. Negli Stati Uniti, da sempre patriottici e orientati al prodotto interno, sono stati imposti dei dazi molto forti sulle auto cinesi e in Europa si sono attivati per seguire la stessa politica. Da inizio luglio, infatti, è emersa una misura, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’UE, con nuove tariffe per i prossimi 4 mesi che andrà ad aggiungersi alla tassa aggiuntiva, già imposta, del 10%. Si tratta di un mezzo indispensabile per correggere uno squilibrio con tanti brand cinesi che stanno proponendo, a basso prezzo, masterpiece nostrani come le Ferrari.
Nei prossimi mesi si formalizzerà la misura rendendola effettiva per i prossimi 5 anni. Le tariffe dipendono anche dalla collaborazione o meno che ciascun costruttore ha deciso di portare avanti. I colossi cinesi BYD, Geely e Saic, avranno dei dazi, rispettivamente, del 17,4%, 19,9% e 37,6%. Per tutti gli altri marchi, l’imposizione si attesterà sul 20,8%. Coloro che si sono schierati contro l’adozione dei dazi avranno una batosta con una tariffa del 37,6%.
Si attende anche la decisione su Tesla, che da anni ha factory anche in Cina. “I dazi rappresentano, in alcune situazioni, lo strumento indispensabile a ripristinare le condizioni di mercato quando se ne verifichi la violazione. Crediamo in un mercato libero ma equo e speriamo che anche in questo caso si arrivi ad una soluzione negoziale che ripristini le condizioni di equità di mercato, a fronte delle sovvenzioni di cui, a quanto stabilito dalla Commissione, hanno goduto le imprese cinesi“, ha annunciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso come riportato su Auto.it.
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