Incredibile caso riguardanti due colossi automobilistici, con questi che sarebbero coinvolti in un brutto caso di vendita di dati privati.
Negli ultimi anni sono aumentati sensibilmente i casi di “complottisti” in giro per il mondo. Dunque tutto ciò che avviene, soprattutto a livello di sviluppo tecnologico, significa che è un modo per spiare le persone e mettere in circolazione i dati personali e privati, con certe forme che rischiano davvero di sfociare nella paranoia.
Succede dunque che anche nel momento in cui si deve avere a che fare semplicemente con una casa automobilistica, molti hanno paura di rilasciare i propri dati. Questo fenomeno però non è solo legato all’Italia, ma si tratta di una sorta di psicosi che è comune in tutto il mondo, con diversi film che purtroppo non sono stati interpretati nel modo migliore.
Se c’è da parlare di “complotti” ecco allora che gli USA sono forse la nazione cardine da questo punto di vista. Processi mediatici che durano da anni, con alcuni senatori statunitensi che hanno deciso di mettersi in prima persona nella lotta contro la possibile vendita dei dati privati dei cittadini che starebbe avvenendo per mano di due grandi colossi automobilistici.
Negli USA c’è grande attesa per l’arrivo di novembre, mese nel quale avverrà la sfida al vertice tra Donald Trump e Kamala Harris per capire chi succederà a Joe Biden alla Casa Bianca. L’ultima polemica però giunge dai senatori Ron Wayde ed Edward Markey, entrambi legati al Partito Democratico.
Questi infatti avrebbero scoperto che Honda e Hyundai avrebbero venduto i dati privati dei clienti a Verisk Analytics, ovvero un broker di dati. A sorprendere però sarebbe il fatto che la cessione di questi dati sarebbe avvenuta per un prezzo molto contenuto, dunque il classico rischio che non vale nemmeno la candela. Honda infatti avrebbe guadagnato solo 25.920 Dollari, poco più di 20 mila Euro, per le informazioni di quasi 100 mila auto.
Un po’ meglio è andata a Hyundai, con 1,7 milioni di dati offerti in cambio di un milione di Dollari, poco più di 900 mila Euro. La casa giapponese però spiega come l’accordo con Verisk sia derivato unicamente per facilitare il servizio clienti, con i compratori che sono stati avvisati di questa opzione e solo dopo hanno consegnato determinati dati. Senza questo consenso nessuno ha venduto dati privati. Stesso discorso anche da parte di Hyundai, che attacca il senatore Wyden spiegando come la lettera presentata spieghi in modo errato il consenso che è firmato da parte dei clienti. Una vicenda in fase di sviluppo, ma Honda e Hyundai sembrano tranquille.
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