Nella parata delle auto più brutte mai costruite troviamo anche tante italiane. Ecco quali sono.
La bellezza è un concetto altamente soggettivo e questo è vero ma quando si parla di automobili, la risposta del pubblico che dovrebbe comprare un’auto è molto importante. Mentre alcuni modelli possono essere considerati capolavori di design, altri risultano meno fortunati nell’estetica, se esposti al giudizio incontestabile del grande pubblico!
La storia dell’automobile è costellata di esempi di veicoli che, nonostante le loro prestazioni o innovazioni tecniche, non hanno saputo conquistare il cuore degli appassionati a causa del loro aspetto discutibile. In questa carrellata di auto esteticamente discutibili, spiccano alcuni modelli italiani che, nonostante la tradizionale eleganza del design italiano, non sono riusciti a sfuggire alla critica.
Lancia Thesis: un lusso che non ha convinto
Uno degli esempi più emblematici di questo concetto è la Lancia Thesis. Introdotta nei primi anni 2000, questa berlina di lusso italiana cercava di evocare l’eleganza di modelli del passato. Tuttavia, la sua linea stilistica ha suscitato reazioni contrastanti. Sebbene oggi possa essere considerata un oggetto da collezione per pochi appassionati, al tempo del suo lancio, la Thesis non riuscì a catturare l’interesse del grande pubblico, risultando in un flop commerciale. Le linee squadrate e il design complessivamente pesante non si conciliavano con l’idea di raffinatezza che il marchio Lancia aveva costruito nel corso degli anni, almeno per il pubblico.
Un altro modello che ha lasciato perplessi molti appassionati è la famosissima Fiat Multipla della prima serie. Questo ibrido tra una monocole ed un minivan, lanciato nel 1998 si distingue per la sua forma insolita e per la configurazione allora inedita a sei posti. Nonostante la sua praticità e lo spazio a bordo, l’estetica del mezzo è stata spesso oggetto di critiche e ironia. La Multipla rappresenta un esempio di come l’innovazione funzionale possa a volte prevalere sull’estetica!
Fiat Duna: un design poco armonioso
Non si può parlare di auto italiane dall’estetica discutibile senza menzionare la Fiat Duna. Questo modello, prodotto tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, ha sofferto di un design poco armonioso, che combinava elementi stilistici non esattamente integrati tra loro. La Duna era una berlina compatta, basata sulla Fiat Uno, ma le sue proporzioni e le sue linee non riuscirono a convincere il mercato europeo, nonostante un discreto successo in Sud America.
Spostandoci al di fuori dei confini italiani, troviamo il Citroën Ami 6, una vettura francese lanciata nel 1961. Progettata dal celebre designer Flaminio Bertoni, l’Ami 6 presentava una stranissima “gobba” posteriore che, sebbene innovativa, risultava poco attraente per molti. Nonostante ciò, l’Ami 6 è oggi vista con un certo affetto nostalgico, grazie alla sua unicità; ma passiamo ora alla regina delle auto brutte!
La più brutta è lei: sembra un giocattolo
Infine, non possiamo non citare l’Isuzu VehiCROSS, un SUV giapponese che sembra uscito direttamente da un set cinematografico per film di fantascienza. Con una produzione limitata a poco più di seimila unità, questa vettura è caratterizzata da un design estremamente audace, con grandi pannelli di plastica e un passo corto che la fanno sembrare più un giocattolo che un’automobile.
Dettaglio che fece storcere più di un sopracciglio agli appassionati, avete visto quanto sono alte le ruote dell’auto rispetto al telaio? Sicuramente l’auto aveva una trazione incredibile fuoristrada ma questa cosa la rendeva più simile ad un’automobile giocattolo piuttosto che ad un mezzo da sfoggiare in strada. Anche l’occhio, del resto, vuole la sua parte.