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In un mondo sempre più attento alle tematiche ambientali, la pratica di lasciare il motore dell’auto acceso durante le soste emerge come una cattiva abitudine diffusa, che si manifesta con maggiore frequenza nei periodi di caldo intenso o freddo pungente.
Questo comportamento, apparentemente innocuo e spesso giustificato dalla ricerca di comfort immediato grazie all’utilizzo dell’aria condizionata o del riscaldamento, nasconde in realtà una serie di conseguenze negative per l’ambiente, la salute pubblica e l’economia personale.
Il primo aspetto da considerare è l’impatto significativo sulla qualità dell’aria. I gas di scarico emessi dalle auto in sosta con motore acceso contribuiscono in modo sostanziale all’inquinamento atmosferico urbano. Secondo studi recenti, questi gas sono responsabili fino al 72% dell’inquinamento presente nelle strade cittadine. Tra le sostanze nocive rilasciate vi sono monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), particolato fine (PM2.5) e idrocarburi non bruciati, tutti noti per i loro effetti dannosi sulla salute umana, tra cui malattie respiratorie e cardiovascolari.
Dal punto di vista economico, mantenere il motore acceso durante le soste non è affatto conveniente. Oltre al consumo superfluo di carburante – che può variare da uno a due litri all’ora a seconda delle specifiche del veicolo – esiste anche il rischio concreto di incorrere in sanzioni pecuniarie significative. Il Codice della Strada italiano prevede infatti multe che vanno dai 223 ai 444 euro per chi viene sorpreso a tenere il motore acceso senza giustificato motivo durante la sosta.
Lasciare il motore acceso: un comportamento dannoso
Un aspetto meno noto, ma altrettanto importante, riguarda i potenziali danni meccanici al veicolo causati dal mantenimento prolungato del motore al minimo. Questa pratica può portare alla produzione di residui nocivi nel sistema di combustione che possono danneggiare componenti cruciali come catalizzatori e filtri antiparticolato. Inoltre, può compromettere l’efficienza dei lubrificanti interni al motore richiedendo cambi d’olio più frequenti rispetto a quanto previsto dalla normale manutenzione.
Nonostante la crescente consapevolezza dei rischi associati a questa pratica sia tra gli esperti sia tra i cittadini comuni, molti continuano a ignorare gli appelli al cambiamento comportamentale. Spesso si sentono giustificazioni come “Mi fermo solo un secondo”, ignorando che bastano appena 30 secondi perché il consumo extra di carburante superi quello necessario per riavviare il veicolo dopo una breve sosta.
La sfida principale rimane quindi quella educativa: sensibilizzare gli automobilisti sui benefici ambientali ed economici derivanti dal semplice gesto dello spegnimento del motore durante le soste può rappresentare un passaggio cruciale verso città più pulite e vivibili.