Se pensate, ancora oggi, ad una vettura sportiva iconica dell’industria italiana uno dei primi modelli che vi verrà in mente è la Delta. Scopriamo come venne declinata la versione 2.0.
La Lancia Delta rivoluzionò, radicalmente, il modo di concepire la sportività. Era il 1979 e la Lancia voleva primeggiare sul mercato, come nei rally, con una vettura innovativa che prendesse il posto della Beta. Dall’estro del designer Giorgetto Giugiaro nacque una vettura iconica, eletta “Auto dell’anno nel 1980”.
La Delta rimane il secondo modello più venduto nella storia della Lancia, oggi facente parte del Gruppo Stellantis, con 776.970 unità realizzate che includono i 525.231 esemplari della prima serie, i 138.980 esemplari della seconda gen e i 112.759 esemplari della terza serie. Dai dati è chiaro che fu la primissima gen ad impressionare, sia in termini di longevità, che per performance di assoluto spessore. Sotto il cofano, al lancio, c’erano due motorizzazioni: il 1301 cm³ (75 CV, poi portato a 78 CV nel 1982) e il 1498 cm³ da 85 CV.
La Delta, nella versione pepata 4WD, divenne celebre nel mondo per le sue vittorie nel campionato mondiale rally. Per il quinto titolo mondiale la Lancia decise di lanciare 400 esemplari della Delta Martini 5. Era anni luce davanti alla concorrenza, grazie a sospensioni anteriori e posteriori a ruote indipendenti di tipo MacPherson. I paraurti anteriori e posteriori erano costituiti in resina poliestere rinforzata con fibre di vetro. Per anni i puristi del marchio piemontese chiesero una erede, ma la seconda generazione deluse le aspettative. La vera eredità fu colta da un modello in edizione limitata che in pochi ricordano.
La discendenza della Lancia Delta
La Delta Zagato Hyena portò la firma della nota carrozzeria italiana. Il primo prototipo della Hyena venne svelato nel 1992, al salone dell’automobile di Bruxelles. In tiratura limitata di 75 esemplari assemblati e venduti dalla stessa Zagato venne commercializzata, sostanzialmente, in appena 25 unità. Andarono a ruba perché la vettura derivava dalla Lancia Delta HF Integrale.
Spiccava il logo “HF”, caratteristico delle vetture sportive del marchio piemontese, e non mancavano elementi racing. Sul cofano c’era una presa d’aria nella parte destra per migliorare l’aerazione del propulsore 2,0 litri sovralimentato. La meccanica della Hyena era la medesima della Delta HF Integrale, con un passo accorciato e sospensioni anteriori e posteriori a ruote indipendenti con schema MacPherson. Il cambio era manuale a 5 rapporti più retromarcia. Date una occhiata al modello in basso, proposto sul canale YouTube Iconic Auctioneers, battuto all’asta qualche tempo fa.
Sotto il cofano batteva un motore quattro cilindri 1,995 cc di origine FIAT, dotato di turbocompressore Garret T3 con intercooler aria-aria e overboost in grado di sprigionare 250 cavalli di potenza massima, ben 45 cavalli in più della Delta HF Integrale. La trazione era integrale con differenziale centrale di tipo epicicloidale a giunto viscoso.