Il nuovo accordo siglato dal governo Meloni è destinato a far discutere: come reagiranno Unione Europea e Stati Uniti?
L’attuale governo italiano e l’Unione Europea non sempre sono stati perfettamente allineati per quanto riguarda le decisioni da prendere sul futuro dell’industria dei motori del continente. Non sono mai stati nascosti, per esempio, alcuni dubbi sulla volontà delle istituzioni continentali di fermare la produzione di motori a diesel e benzina entro il 2035, una soluzione ritenuta da molti esponenti politici del nostro paese rischiosa per le aziende europee. Anche perché, con una netta virata verso l’elettrico, si sarebbe indirettamente agevolata la concorrenza cinese, tra i paesi leader per quanto riguarda le auto a zero emissioni.
Da allora le reciproche posizioni per molti versi sono state ammorbidite, mentre per altri aspetti si sono addirittura irrigidite: la volontà di riuscire a fermare l’avanzata cinese da parte delle istituzioni continentali si è fatta sempre più urgente, basti pensare al recente dibattito sull’intervento dell’Unione Europea, intenzionata a imporre dei dazi per i veicoli provenienti dal Paese del Dragone. In questo contesto a dir poco complicato, le recenti mosse dell’Italia creano non poche discussioni.
L’Italia guarda verso la Cina
L’apertura del governo italiano verso le aziende cinesi non è notizia degli ultimi giorni, su questo fronte infatti la virata rispetto alla drastica posizione iniziale è avvenuta da diverso tempo. Complice la lunga querelle con Stellantis e le difficoltà dlel’industria italiana, l’esecutivo non ha chiuso le porte del nostro paese alle aziende asiatiche, anzi. Il rapporto tra Italia e Cina è destinato però ad andare ben oltre la ricerca di un secondo grande produttore che possa avere base nel nostro paese, missione nel quale l’esecutivo è ormai impegnato da tempo.
La presidente Giorgia Meloni ha infatti annunciato l’apertura di un nuovo importante canale di collaborazione industriale tra Italia e Cina. L’accordo riguarderebbe proprio le auto elettriche e le energie rinnovabili. Una condivisione, insomma, di conoscenze e una collaborazione che inevitabilmente aumenterà anche investimenti, contatti, e dialoghi tra i due paesi su questo fronte.
Viene da chiedersi come, facendo l’Italia parte dell’Unione Europea, questo possa andare di pari passo con la nuova stretta che le istituzioni del nostro continente sono pronte ad attuare ai danni della Cina. Quel che è certo è che tra polemiche e cambi di fronte il dibattito sul futuro dell’industria dei motori è più caldo (e spinoso) che mai.