La recente decisione del Ministero dei Trasporti (Mit) ha scatenato un vero e proprio terremoto per gli appassionati di ciclismo che amano viaggiare con la propria bicicletta.
A fine agosto, una circolare ha messo in discussione la legalità di alcuni modelli di portabici da auto, sollevando preoccupazioni tra coloro che hanno investito in questi dispositivi per trasportare le proprie bici in sicurezza.
Il dibattito si è intensificato quando nove aziende del settore hanno presentato un ricorso contro la circolare numero 0025981 del Mit, ricorso che il TAR del Lazio ha respinto. La circolare in questione chiarisce i criteri per l’omologazione delle strutture portascì e portabiciclette, stabilendo precise condizioni per l’installazione su veicoli di categoria M1.
Questa situazione ha generato incertezza tra i produttori e gli utenti finali riguardo alla conformità dei loro dispositivi alle nuove disposizioni.
Portabici sulle auto: tra normative e polemiche
Non solo le specifiche tecniche ma anche ulteriori misure sono state introdotte dal Ministero. Tra queste, spicca l’obbligo di sottoporsi a una visita presso l’Ufficio della Motorizzazione Civile qualora il montaggio del portabici comporti una parziale ostruzione della targa o dei fanali posteriori. Questa disposizione aggiunge un ulteriore livello di complessità burocratica e potenziali costi per gli utenti.
La controversia non si limita ai dettagli tecnici ma tocca anche questioni più ampie relative alla libertà di movimento e alla discriminazione tra cittadini italiani ed europei. Le aziende coinvolte nel ricorso hanno infatti sostenuto che le nuove normative sarebbero discriminatorie nei confronti degli italiani, dato che cittadini di altri paesi europei non sarebbero soggetti alle stesse restrizioni.
Dopo il rifiuto iniziale da parte del TAR nel novembre 2023, il Consiglio di Stato è intervenuto due mesi dopo capovolgendo la situazione in attesa del giudizio definitivo. Tuttavia, questo giudizio ha confermato l’inammissibilità del reclamo presentato dalle aziende produttrici e venditrici di portabici a causa della mancanza di legittimazione attiva.
Le nuove regole hanno suscitato reazioni contrastanti all’interno della comunità ciclistica italiana. Da un lato c’è chi vede nelle nuove disposizioni un necessario passo verso maggiore sicurezza stradale; dall’altro ci sono coloro che criticano le normative come troppo restrittive e potenzialmente dannose per il cicloturismo nazionale. Le principali critiche riguardano la rigidità delle misure adottate dal Mit, i possibili impatti negativi sul cicloturismo – soprattutto per quanto riguarda i viaggi organizzati in gruppo – oltre ai costosi adempimenti burocraticи richiestи agli utenti finalи