Formula 1

Formula Uno, il segreto dietro le quinte che pochi conoscono: serve un patrimonio

Nessuno conosce a fondo tutti i segreti che ci sono dietro agli sport, tantomeno ovviamente, per la F1: ecco la verità.

Dietro lo spettacolo della Formula 1 non ci sono soltanto gli stipendi assolutamente cari dei piloti e quelli degli staff delle squadre. I costi delle scuderie sono davvero alti se si pensa al computo infatti, di un’intera stagione. Una scuderia ha reso noti i costi di diverse componenti infatti, che fanno alzare le spese di Gran Premio in Gran Premio. Naturalmente per le scuderie e per l’intero movimento del Circus ci sono poi anche dei guadagni molto sostanziosi a fine anno.

F1: ecco la rivelazione (flopgear.it – Ansa foto)

C’è un motivo per cui proprio le squadre di F1 rispetto a quelle di altri sport rendono conto dei propri movimenti finanziari ed è perché moltissime società hanno sede in Gran Bretagna. In Formula 1, sono sette su dieci a costruire le proprie vetture nel Paese britannico. Ciò significa automaticamente che è necessario che i team presentino rendiconti finanziari annuali disponibili al pubblico come per tutte le società britanniche che abbiano almeno cinquanta dipendenti e un fatturato che superi i 10,2 milioni di sterline.

Senza denaro non puoi farlo: servono i milioni

A questo punto ai team di F1 non resta che render note le spese di stipendi, investimenti vari, soprattutto però spese amministrative e costi di produzione. A proposito di Formula 1, un team storico e riconosciuto, la Ferrari, è presente invece in Italia. Le altre due non britanniche sono AlphaTauri e Sauber. Secondo le leggi, in Italia le società a responsabilità limitata sono anche tenute a divulgare un numero maggiore di informazioni rispetto a quelle della Gran Bretagna.

Partiamo da Sauber. L’ex squadra di Leclerc è una società svizzera. Lì non c’è bisogno di rendere pubblici i rendiconti finanziari delle aziende e quindi almeno un team di F1 è tenuto fuori dalle analisi. E la Ferrari? Quella che vediamo correre in pista è la monoposto figlia di una ristretta divisione dell’intera casa automobilistica emiliana. Quindi anche in questo caso i movimenti finanziari dettagliati non hanno motivo di esser svelati.

F1 Red Bull (flopgear.it – Ansa foto)

La Toro Rosso (ora AlphaTauri) infine fa eccezione perché come risaputo, di proprietà della Red Bull Racing. La squadra delle bevande energetiche ha proprio sede in Gran Bretagna, precisamente a Milton Keynes. Entrambe le scuderie quindi devono rendere conto dei loro movimenti. Facile indovinare il maggior motivo di introiti della AlphaTauri, ovvero la società a cui è legata. La Red Bull infatti pone i propri adesivi su diversi posti della macchina biancoazzurra.

Per fare letteralmente da sponsor quindi alla seconda scuderia, Red Bull ha versato nelle casse dell’Alpha ben 74,4 milioni al termine del 2018. Per la squadra di Ricciardo e Tsunoda poi ci sono altri aiuti finanziari come quelli dei pezzi di ricambio e vari servizi che costano circa 28 milioni l’anno. Ed ancora, circa 54 milioni di altri premi in denaro. Insomma, per la Red Bull, lo sviluppo della seconda squadra non costa certo poco. Immaginiamo però quanto forte sia il rientro economico per ogni stagione.

Vincenzo Capuano

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