Sempre più spesso, con la fondazione della Formula E, i piloti che si avvicinano al ritiro decidono di continuare a correre, ma senza inquinare. Un campionato così all’avanguardia può competere con le categorie minori della Formula 1 come palestra di giovani talenti?
L’idea di una competizione a zero emissioni al fine di pubblicizzare la diffusione di automobili elettriche nel mondo nasce nel 2011 da un’idea del presidente della FIA Jean Todt e Alejandro Agag, ex europarlamentare spagnolo. In tre anni vengono collaudati più di quaranta prototipi, risultato della cooperazione di diverse aziende specializzate, tra cui Renault, McLaren, Williams e l’italiana Dallara.
La prima stagione 2014-15 ottiene molto successo e i risultati sono più che convincenti, nonostante l’affidabilità dei veicoli sia al limite, rendendo necessario il cambio vettura a metà gara a causa della scarsa resa delle batterie al litio. Il campionato, fin dalla nascita, è totalmente svolto su circuiti cittadini delle grandi metropoli del globo, vetture monomarca dalle prestazioni simili, nomi importanti e classifica da cardiopalma, con Nelson Piquet jr. che vince staccando Sébastien Buemi di un solo punto nella primissima edizione. Ma guardando proprio la classifica ci si accorge che sono solo otto i piloti al di sotto dei trenta anni su trentacinque partecipanti e alcuni addirittura oltrepassano la soglia dei quarant’anni. Un dato opposto rispetto a quello registrato in Formula 1, dove i trentenni sono solo quattro.
Un primo miglioramento prestazionale arriva nella stagione 2018- 19, con l’avvento della Gen2. Questa monoposto è dotata di circa 75 cavalli in più della precedente Spark- Renault SRT o1E e del pacco batterie raddoppiato, così da evitarne il la sotituzione della vettura durante la gara. Ma nonostante le significative evoluzioni, il numero dei giovani piloti attratti dalla Formula E rimane piuttosto esiguo.
Fino a quando il vincitore della Formula 2 in carica, Nyck De Vries, sicuro di un posto nel Circus per la stagione successiva, è scartato dalla Williams e al suo posto viene ingaggiato Nicolas Latifi. L’olandese, già presente nella classe cadetta da tre anni, per il 2019– 20 decide di cambiare aria e approdare nel team Mercedes della serie elettrica al fianco di Stoffel Vandoorne. Purtroppo i risultati non sono quelli sperati, con cinque piazzamenti nei primi dieci di cui un secondo posto, a meno 98 punti dal campione Antonio Félix da Costa.
Certamente l’arrivo di De Vries non ha portato un sostanziale e repentino cambiamento nel campionato green, ma ha dato un chiaro segnale ai suoi ex compagni, smaniosi come lui di approdare in Formula 1: si può essere bravi, ma non sempre, per un motivo o un altro, si raggiunge immediatamente la vetta.
La Formula E sarò la nuova Formula 1?
Rispondendo ad una recente intervista, Alejandro Agag ha espresso il desiderio di riuscire ad ospitare già dal prossimo anno l’attuale ferrarista Sebastian Vettel, sebbene la strada del tedesco sia chiaramente indirizzata verso l’Aston Martin di Lawrence Stroll. Prima dell’ufficialità del ritorno alla Renault di Fernando Alonso, il dirigente spagnolo aveva recapitato esplicitamente al connazionale un invito a legarsi alla Formula E, ma nessun team è riuscito a trovare un accordo. Il sogno nel cassetto non può che essere Lewis Hamilton: una partecipazione che porterebbe con sé un grandissimo prestigio, tantissima esperienza e il fascino di un campione senza tempo. Oltre ad un importante incremento di partecipanti di livello.
Inoltre, nel 2022 il gap tra la serie elettrica e la Formula 1 dovrebbe drasticamente ridursi per effetto delle rivoluzioni tecniche che caratterizzeranno entrambi i campionati. In Formula E faranno il loro debutto le monoposto della Gen3, con 610 cavalli (rispetto ai 300 della Gen2), velocità oltre i 310 km/h e ricarica delle batterie di trenta secondi ai box,. In Formula 1 invece, il budget cup, la riduzione di test aerodinamici, le restrizioni banco prova, l’aaumento del peso e la semplificazione del fondo permetteranno certamente un avvicinamento delle prestazioni delle due massime serie per monoposto.
Pertanto, si tratta di un sostanziale passo in avanti per la specialità elettronica e di un insicuro cambiamento per la Formula 1, che sa più di regresso che di progresso.
Chissà se queste modifiche possano rendere più spettacolare e attraente la Formula E e sottrarre incredibilmente la scena, almeno in parte, alla categoria di Chase Carey, non solo in termini di spettacolo e sponsor, ma anche di presenza di giovani prodigi, fin qui una delle più grosse mancanze della Formula E.