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La recente escalation di dazi sulle auto, sia elettriche che tradizionali, provenienti dalla Cina ha segnato un nuovo capitolo nelle tensioni commerciali tra l’Occidente e il gigante asiatico.
Gli Stati Uniti hanno dato il via a questa tendenza aumentando drasticamente le imposte fino al 100%, una mossa seguita da vicino dall’Unione Europea che ha rivisto al rialzo la propria gabella aggiuntiva fino al 46,3%, inclusivo del 10% standard.
Il Canada non è rimasto a guardare: il premier Justin Trudeau ha annunciato l’intenzione di imporre nuove tasse sui veicoli elettrici (100%), replicando così il modello statunitense, ma estendendo le misure anche all’acciaio (25%) e all’alluminio (25%) di produzione cinese.
Di fronte a queste misure restrittive, la Cina non è rimasta in silenzio. La reazione di Pechino si è manifestata con l’annuncio di prossimi dazi sulle auto di alta cilindrata (da 2.5 litri in su) prodotte nell’Unione Europea. Questa decisione potrebbe avere ripercussioni significative soprattutto per la Germania, che già affronta sfide economiche e vede nell’esportazione dei suoi veicoli premium e luxury in Cina un elemento cruciale per la propria economia.
L’imposizione dei dazi da parte del Canada sembra colpire direttamente aziende come Tesla di Elon Musk, i cui modelli elettrici importati dallo stabilimento di Shanghai rappresentano una quota significativa delle vendite nel paese nordamericano.
Il premier canadese Trudeau ha giustificato questa scelta come una necessità per proteggere gli interessi nazionali dal comportamento ritenuto sleale della Cina nel commercio internazionale. Seguendo le raccomandazioni del consigliere per la sicurezza nazionale degli USA, Jake Sullivan, il Canada si allinea così alle politiche adottate da Washington e dall’UE – sebbene quest’ultima abbia adottato misure meno severe. Le parole di Trudeau sottolineano l’intento del Canada di agire in concerto con altre economie mondiali per difendere lavoro ed interessi nazionali dalle pratiche anti-mercato attribuite ai produttori cinesi.
Questa nuova ondata di protezionismo nei confronti dei prodotti cinesi riflette le crescenti tensioni commercial tra l’Occidente e la Cina. Oltre al settore automobilistico, Pechino è stata accusata di pratiche commercial sleali anche in altri ambito tecnologici cruciali quali turbine eoliche, pannelli solari e batterie. Questo scenario evidenzia non solo le sfide legate alla competizione economica globale ma anche i tentativi dell’Occidente di bilanciare gli scambi commerciali con un gigante come la Cina che continua a espandere rapidamente la sua influenza nei mercati internazionalii.
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