Vuoi ascoltare la versione audio dell’articolo? clicca qui,
Quando Matteo Salvini, all’epoca Vicepremier del Governo guidato da Giuseppe Conte, introdusse i cosiddetti decreti sicurezza, uno degli aspetti che scatenò maggiori polemiche fu senza dubbio la stretta sull’utilizzo delle auto con targa straniera in Italia.
Questa misura aveva l’obiettivo di contrastare un fenomeno ritenuto problematico per vari motivi, tra cui questioni fiscali e di sicurezza stradale.
L’attrattiva verso le auto con targa estera ha radici profonde e variegate. In primo luogo, vi è una questione economica non trascurabile: le tasse. Sia le imposte legate all’immatricolazione che quelle relative alla compravendita di veicoli usati sono spesso sensibilmente più alte in Italia rispetto ad altri Paesi. Un esempio emblematico è il bollo auto, una spesa annuale che può incidere notevolmente sul budget dei proprietari di veicoli.
Un altro motivo che ha spinto molti italiani a optare per questa soluzione riguarda la possibilità di eludere più facilmente il pagamento delle multe, soprattutto quelle generate automaticamente da dispositivi come gli autovelox. Sebbene oggi sia diventato più complesso sfuggire alle sanzioni grazie a sistemi informatizzati e accordi internazionali, questo aspetto ha contribuito alla diffusione del fenomeno.
Le normative introdotte per arginare l’utilizzo improprio delle targhe straniere prevedono sanzioni severe per chi viene sorpreso a non rispettare le regole. La gamma delle punizioni va dalla confisca del veicolo al ritiro della carta di circolazione, con multe che possono oscillare tra i 712 e i 2.848 euro. A ciò si aggiunge il sequestro dell’auto fino alla sua regolare immatricolazione in Italia o fino alla sua esportazione nel Paese d’origine.
Auto con targa straniera: un fenomeno sotto la lente
Una svolta significativa è arrivata con una legge delega europea che ha cercato di armonizzare le disposizioni italiane con quelle degli altri Stati membri dell’UE. La normativa europea ha infatti eliminato alcune restrizioni precedentemente imposte ai residenti in Italia da oltre 60 giorni ma mantiene l’obbligo della nuova immatricolazione nel nostro Paese entro tre mesi dall’inizio della residenza o del rimpatrio del veicolo.
Questa disposizione mira a garantire una maggiore equità tra i cittadini europei residenti in Italia, consentendo al contempo al governo italiano di mantenere un certo controllo sui veicoli circolanti sul proprio territorio nazionale.
Un aspetto interessante riguarda coloro che guidano un veicolo con targa straniera senza esserne i proprietari diretti: in questi casi è sufficiente portare a bordo una dichiarazione tradotta e firmata dal proprietario che autorizzi esplicitamente la guida del mezzo in Italia.
Tuttavia, se l’utilizzo supera il mese è necessario procedere all’iscrizione al PRA (Pubblico Registro Automobilistico), attraverso il quale si elimina ogni limitazione temporale relativa all’utilizzo del veicolo straniero sul suolo italiano.