C’è un dato inquietante che incombe sul mercato automobilistico. Purtroppo se ne stanno accorgendo tutti
Le case automobilistiche, in un momento di grave crisi economica generale, dovrebbero cercare di contenere i costi più possibili. Si dovrebbe pensare all’essenziale piuttosto che a decine di soluzioni tecnologiche che hanno un impatto esorbitante sul prezzo finale delle vetture. La sicurezza dovrà rimanere al primo posto, ma la trasformazione delle auto in un concentrato di tecnologia su 4 ruote ha portato i costi alle stelle.
I confronti con il passato, anche per i meno nostalgici, sono eloquenti. L’inflazione ha reso la vita degli italiani negli ultimi 20 anni un vero inferno. La diminuzione del potere d’acquisto ha portato migliaia di persone in difficoltà. Tutto è aumentato a dismisura, tranne gli stipendi che sono sempre rimasti gli stessi. Rispetto a tutti gli altri Paesi dell’U.E., negli ultimi 30 anni, l’Italia è l’unico che ha avuto una percentuale al ribasso degli stipendi.
Un tempo, l’Auto in Italia era uno status symbol, oggi solo una nicchia di automobilisti “facoltosi” può permettersi il lusso di cambiarla. La rivoluzione green ha spinto molti a non vendere la cara vecchia auto a benzina e diesel, nonostante l’aumento dei carburanti. Non a caso l’Italia ha il parco auto circolante più vecchio d’Europa e la situazione non è destinata a migliorare.
Le quote di vendita delle auto elettriche, nel 2023, hanno di poco superato il 4%. Numeri che mettono in mostra una crisi profondissima. Di sicuro l’assenza di una rete estesa di colonnine di ricarica, ha limitato la vendita delle EV. I prezzi però sono ormai fuori controllo.
Se credete che i dati riguardino solo le vetture di pregio vi sbagliate di grosso. Persino le utilitarie hanno raggiunto aumenti impressionanti. Senza dimenticare che, con la crisi del microchip, inoltre, sono emersi tanti altri problemi che hanno portato ad una rinuncia del nuovo. I tempi di consegna dei veicoli si sono dilatati e tanti non hanno accettato tali compromessi, soprattutto a certe cifre proibitive.
Di sicuro le vetture moderne sono più sicure e confortevoli, ma a che costo? Se le auto si trasformeranno in un lusso per pochi, l’intera industria dell’Automotive dovrà riconoscere l’enorme fallimento. Il settore delle moto, invece, ha preso una strada diversa. Tanti costruttori, per ovviare alla supremazia delle low cost cinesi, hanno iniziato una politica di abbassamento dei prezzi.
Di fatto, in 20 anni, i prezzi di molte auto sono quasi raddoppiati, con una variazione percentuale che supera abbondantemente quella della naturale inflazione. Prendete, come nell’esempio citato da Al Volante, la seconda generazione della FIAT Panda. Nella versione base, ovvero 1.1 di cilindrata con 54 cavalli nell’allestimento Actual, costava nuova appena 7.950 euro nel 2004. Venti anni dopo l’attuale serie viene a costare 15.500 euro. Parliamo di ben 7.550 in più rispetto, una cifra enorme e impossibile da coprire con le attuali dinamiche di spesa.
In sostanza servono il doppio dei soldi per avere oggi una nuova Panda in versione base. Figuratevi con auto di maggior pregio e di differente tipologia. Dati inquietanti, insomma, e un’inversione di tendenza è alquanto lontana. Anzi, lontanissima.
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